I pescatori di Chioggia contavano in etrusco: la scoperta dello studioso Alessandro Pericle Ninni

Giovedì 28 Marzo 2024 di Roberto Perini
CHIOGGIA Pescatori chioggiotti in un quadro ambientato a Chioggia di Ferruccio Scattola

CHIOGGIA - Fino all’inizio del Novecento, i pescatori erano quasi tutti analfabeti, ma conoscevano i numeri. Non quelli arabi, però, già usati in tutto il mondo e nemmeno quelli romani. Si servivano, infatti, di cifre che parrebbero in qualche modo ereditate dagli Etruschi. Lo attesta uno studio del naturalista ed erudito conte Alessandro Pericle Ninni (1837-1892) intitolato “Sui segni prealfabetici usati anche ora nella numerazione scritta dai pescatori clodiensi”, edito nel 1889 a Venezia dalla tipografia Antonelli. Il volumetto in questione, digitalizzato dagli addetti della biblioteca di un college di Harvard negli Stati Uniti, da qualche tempo è disponibile su Google Books. L’affidabilità dell’autore è fuori discussione. Le sue collezioni sono attualmente conservate al museo di Storia naturale di Venezia. Incaricato nel 1880 dal ministro dell’Agricoltura del Regno d'Italia, si trattenne a Chioggia per lunghi periodi allo scopo di studiare il lavoro dei pescatori, le barche ed i cantieri.

Avrebbe dovuto redigere appunti e far riprodurre modelli in scala delle barche e degli attrezzi (tuttora conservati) destinati all’Esposizione internazionale della pesca di Berlino. Li fece realizzare dall’artigiano locale Angelo Marella, modellista dilettante ed acuto osservatore degli usi e dei costumi della pesca lagunare. Fatta confidenza con alcuni pescatori, lo studioso ben presto ebbe modo di constatare che la singolare, rozza numerazione locale consentiva solamente calcoli elementari. 


PARTICOLARITÀ


“La numerazione dei chioggiotti”, si legge alla pagina 11 dello studio del Ninni, “non si estende oltre il mille”. Il particolare simbolo grafico del migliaio (una X soprapposta ad una croce) si trova poche volte, poiché i registri son composti quasi tutti di somme di poca entità. Lo studioso si era pure accorto che, mediante il ricorso a singolari espedienti, le addizioni si scrivevano e calcolavano sempre in senso orizzontale. Rispetto alla numerazione araba, spiegava l’autore “i segni vetusti perdurano anche al presente perché hanno il vantaggio di essere conosciutissimi tanto dal padrone istruito quanto da tutti gli uomini della ciurma, la maggior parte dei quali è analfabeta”. Non di rado, i pescatori utilizzavano una numerazione mista: quella locale per gli addendi e quella araba per la somma risultata dall’addizione.


Ninni si accorse pure che gli analfabeti e non solo loro, come firma, disegnavano una sorta di blasone. “Si noti che ogni uomo imbarcato adotta un'insegna che si trasmette da padre i figlio con lievi modificazioni se è del caso, la quale è disegnata dentro un rozzo contorno in forma di vela latina. Così, nei libri maestri le varie partite intestate da questi blasoni, che ripetuti poi sopra speciali tavolette in forma di trapezio, servono come segnali di riconoscimento o tessere per gli scambi tra i singoli uomini di bordo e le loro rispettive famiglie”. 


LE ORIGINI


Ben presto, l’autore rimase sorpreso dall’uso generalizzato di una numerazione così strana ed inusuale. Decise, quindi, di copiare le cifre e di farsi spiegare i metodi di calcolo. Affidò quindi il tutto a storici e letterati. Ninni era comunque pervenuto alla conclusione riportata in premessa che “questi segni hanno certamente un'antichissima origine e sono quindi di qualche interesse per lo studio della numerazione prealfabetica in Italia”. Non volendosi spingere oltre le proprie competenze, si limitò ad inserire nel volumetto alcune accurate tavole dalle quali, di fatto, chiunque può verificare l’estrema somiglianza tra la numerazione chioggiotta e quella etrusca. Le cifre utilizzate dai pescatori fino all’inizio del Novecento costituirebbero dunque un’ulteriore conferma della fortissima influenza che ebbero gli Etruschi sulle popolazioni venete autoctone, con le quali finirono per fondersi presumibilmente favorite dalle molte vie d’acqua, oggi scomparse, che collegavano i vari insediamenti. 


È ormai accertato che un braccio del Po sfociava in mare nei pressi di Adria e che le acque di altre diramazioni andavano a fondersi ed intersecarsi con quelle dell’Adige creando una sorta di reticolo di canali naturali, stagni e paludi navigabili da piccole imbarcazioni. Preso atto che le fondamenta dell'Atria classica risalgono all’inizio del VI secolo a.C., parrebbe dunque altamente probabile che le popolazioni dei villaggi lagunari possano aver appreso quelle cifre dai mercanti di passaggio. I reperti conservati nel ricco Museo archeologico nazionale della cittadina polesana potrebbero forse offrire conferma delle conclusioni cui Ninni pervenne 125 anni or sono, dopo essersi imbattuto quasi per caso nei numeri dei pescatori analfabeti, così differenti da tutti quelli comunemente utilizzati e che gli erano noti.


LE “INFILTRAZIONI”


La presenza etrusca lungo la fascia costiera e l’esistenza di rete di comode vie d’acqua nel Polesine settentrionale è riportata anche dalla Naturalis Historia di Plinio il Vecchio, il naturalista romano morto nel 79 d.C. durante l’eruzione del Vesuvio che distrusse Pompei e Ercolano. I motivi che potrebbero aver indotto gli antichi Clodiensi ad adottare la numerazione etrusca parrebbero dunque trovare risposta abbastanza logica. Altrettanto, invece, non può dirsi riguardo al fatto che un così ristretto nucleo di persone abbia continuato a servirsene ben oltre l’assimilazione delle popolazioni venete da parte dei Romani i quali, oltre alle proprie abitudini, esportavano sistematicamente la lingua, l’alfabeto e la propria numerazione, utilizzata comunemente in tutta Europa fino all’adozione dei numeri arabi avvenuta tra il IX ed il X secolo. Come le cifre etrusche possano essere sopravvissute a Chioggia per oltre un paio di millenni, mai del tutto rimpiazzate sin quasi ai giorni nostri, costituisce dunque un mistero. Si può solamente ipotizzare che la lunghissima sopravvivenza tra i marinai analfabeti di quei numeri così antichi, divenuti ovunque desueti, possa essere posta in relazione col quasi totale, documentato, isolamento del Clodiense dalle altre città venete, in epoca antica ed alto medievale.
 

Ultimo aggiornamento: 17:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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