Una mazzata in bolletta, ma le presenze a Venezia e anche a Mestre volano con un novembre come non si vedeva da anni. È la situazione degli alberghi veneziani che, a fronte della ripresa post Covid, si trovano a dover fronteggiare l'aumento delle bollette energetiche. Una scure su cui la categoria pone attenzione e che non va sottovalutata, perché il rischio rimane dietro l'angolo. L'autunno, che da sempre è la gallina dalle uova d'oro di Venezia e il periodo preferito dai turisti, torna però ad essere il momento più attrattivo della città. La conferma la danno gli albergatori, che annunciano un tutto esaurito oltre le aspettative. Anche perché, complice il bel tempo e lo strascico d'estate, con temperature attorno ai venti gradi, ecco che la laguna torna ad essere tra le mete preferite per i turisti. Claudio Scarpa, direttore dell'Ava (Associazione veneziana albergatori), commenta così questa situazione dai due volti.
PRESENZE
«È una situazione di esplosione nelle presenze, confesso il mio errore quando pensavo a un post-pandemia con ripresa lenta.
MAZZATA SULLE BOLLETTE
Questa situazione attenua gli effetti del caro energia: «Significa evitare crolli di prezzo e mantenere aperti, che vuol dire dare da lavorare all'indotto, a cominciare dai direttori fino a chi lava i piatti, se no, tutti finirebbero a casa». Non è tutto rosa però, perché c'è il capitolo nero delle uscite, legate soprattutto ai costi energetici. Scarpa conferma l'andamento negativo: «Solitamente la bolletta energetica impattava sui costi in termini di 5-7 per cento, adesso arriviamo al 21 per cento per le strutture di Venezia. E dopo gli ultimi incontri che ho avuto, la sensazione è che non sia finita qui». La colpa è dei contratti: «Molti hotel erano riusciti a limitare l'impatto grazie agli accordi annuali o biennali con prezzo fissato, cioè il costo era quello. Ora questi contratti vanno a scadenza, quindi tutti gli hotel sentono il problema». Non è però questa la sola spada di Damocle a pendere sugli albergatori: «Tutti i fornitori stanno aumentando i prezzi, tutti risentono di questa inflazione dovuta alla guerra, così, oltre alla bolletta, c'è da fare i conti con chi pone un sovra-costo di circa l'8-9 per cento, come ad esempio le lavanderie, che in alcuni casi sono giunte a collegarsi alla borsa di Amsterdam e legano il prezzo al mercato del gas».
Fattori che quindi rendono difficile anche la programmazione finale dei prezzi all'utenza, su cui Scarpa chiede attenzione: «Se riusciamo a tenere i prezzi alti, allora ce la possiamo fare, altrimenti, la situazione si deteriora. Siamo tornati al pre-pandemia, con prezzi giusti, ma non si può pensare di fare alberghi low cost, perché il mondo è cambiato. A Venezia le strutture sono piccole, non consentono le economie di scala». Altra notizia positiva è che pare scongiurato il rischio di capitali strani: «Chi cerca di vendere, lo fa per uscire dal mercato, non si tratta di svendite. La stagione positiva consente di mantenere una buona condizione economica. So che le forze dell'ordine hanno tenuto stretto le maglie, ma non bisogna sottovalutare la pandemia, anche se ora l'attenzione è più verso l'inflazione e la guerra».