Addio “Radiolina”, il juke box in bici non suonerà più: «Eri parte della città»

Giovedì 25 Aprile 2024 di Valeria Lipparini
Daniele Abalsamo, soprannominato "Radiolina", menestrello digitale di Treviso

TREVISO – È morto qualche giorno fa in casa, in totale solitudine, il menestrello digitale che in sella alla sua bicicletta portava note e colori nelle strade della città. Si è così spenta la musica di Danny Fly, meglio conosciuto come “Radiolina”, al secolo Daniele Abalsamo, originario di Senise, in provincia di Cosenza, dove vivono ancora la madre e una sorella. Era diventato un personaggio trevigiano, di quelli che si amano, oppure non si sopportano perchè la sua musica non conosceva le mezze misure. “Sparata” a tutto volume in qualsiasi ora del giorno e della sera.

JUKE BOX A DUE RUOTE

Aveva inventato il juke-box su due ruote e proponeva hit anni ‘80 e ballate di De Andrè. Un po' genio un po' sregolatezza, l’ultra 50enne aveva un passato alle spalle. Era stato ingegnere, costruttore di ultraleggeri, amante delle moto e tecnico del suono in una radio della sua città. Poi, aveva subìto un brutto incidente che lo aveva costretto a chiudere con quella parte della sua vita.

Ne aveva aperta un’altra quando era giunto nella Marca e aveva capito che qui poteva mettere radici. Come un amore a prima vista. Aveva messo a punto un impianto stereo da seimila watt, con due enormi casse, che aveva montato sulla sua bici.

Ed era partito a caccia di emozioni, da trovare e da regalare.

Non a tutti era piaciuto. Abalsamo aveva collezionato una serie di denunce per disturbo alla quiete pubblica, oltraggio, resistenza a pubblico ufficiale. E in tribunale era un diventato, suo malgrado, di casa. Difeso sempre dall’avvocato Catia Salvalaggio. Che per una decina di anni ne ha seguito le mosse e si è presa il suo caso a cuore. Tanto che una volta ha pagato di tasca propria un’oblazione di 150 euro. «Per lui erano troppi soldi, così li ho pagati io senza pensare che me li avrebbe restituiti. Invece, ogni volta che tornava da casa mi portava pasta, peperoncino, melanzane sott’olio. Era il suo modo di dirmi “grazie” e in studio era diventato la mascotte. Gli volevamo bene tutti. Per me è un dolore sapere che non c’è più».

LA MORTE

Abalsamo è morto in una casa popolare di via Borgo Mestre. Ad accorgersi della sua assenza sono stati i vicini che hanno avvertito i servizi sociali del Comune. È stato trovato senza vita, probabilmente già da giorni. E i vicini lo ricordano. «Usciva ogni giorno con il suo carrellino e, improvvisamente, non era più in giro. In fondo gli volevamo bene un po’ tutti. Era un personaggio che, alla fine, diventa bene comune di una città». Riconoscono, però: «Non era amato da tutti. In tanti gli facevano ogni sorta di dispetti. Gli gettavano l’impianto in acqua, gli rubavano la bicicletta».

“Radiolina” era stato male qualche settimana fa all’altezza di Ponte San Martino. Era stato soccorso da una volante della polizia e poi era intervenuto il Suem, ma lui aveva rifiutato il ricovero in ospedale. Senza bici e senza musica la sua non era vita. Ha preferito continuare a fare quello che gli piaceva. «Non voglio padroni, voglio essere libero». Lo è stato, fino alla fine.

Ultimo aggiornamento: 19:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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