Scoiattoli, guide alpine e tutti gli scalatori della zona per l'ultimo omaggio a Franz Dallago

Giovedì 25 Aprile 2024 di Marco Dibona
Franz Dallago e gli Scoiattoli

CORTINA - L’hanno portato a spalla, dalla chiesa parrocchiale sino al cimitero. Ad accompagnare il feretro di Francesco Dallago, per gli ampezzani Franz Naza, si sono alternati, sei alla volta, gli uomini del gruppo Guide alpine di Cortina e degli Scoiattoli, lo storico sodalizio di arrampicatori.

Dallago vi era entrato nel 1968 e dal 1969 era un professionista della montagna. Ce n’erano tanti, di suoi compagni, a salutarlo, ieri pomeriggio, nella basilica minore dei santi Filippo e Giacomo, con i maglioni rossi, lo scoiattolo bianco sulla spalla, o con la giacca delle Guide. C’erano i volontari del soccorso alpino civile Cnsas, perché Franz era stato uno di loro, impegnato anche nelle operazioni di auto o recupero di alpinisti in parete. 

I COLLEGHI
Sono arrivati a Cortina altri alpinisti, dai paesi e dalle valli vicine, con una rappresentativa dei rocciatori della Caprioli, la società polisportiva di San Vito di Cadore. Tutti si sono stretti attorno alla moglie Marina, ai figli Marco e Walter, ai nipoti, ai famigliari. Fra la gente, in chiesa e nel corteo, c’erano alcuni dei suoi compagni di scalate, legati in cordata con lui, negli anni Sessanta e Settanta, quando Dallago fu uno degli alpinisti di punta di Cortina e delle Dolomiti, capace di aprire molte vie nuove, di sicuro oltre un centinaio. Nato nel 1942, falegname di mestiere, Dallago dedicò gran parte della sua vita alla montagna. 

IL MALORE
È morto lunedì pomeriggio, quando si è accasciato al suolo all’improvviso, mentre stava camminando, lungo la strada comunale fra Ronco e Cadelverzo. La sua salute era cagionevole, da qualche tempo, e il malore non gli ha lasciato scampo. Nel commiato, al termine della funzione funebre, il parroco ampezzano don Ivano Brambilla ha detto: «In quel tratto di strada, fra Ronco e Cadelverzo, Francesco ci è stato portato via di colpo. Anche per lui, come per altri di recente, c’è stata la sorpresa di tutti, perché lo si era visto, qui in chiesa, soltanto il giorno prima. Era abituato a frequentare questa nostra famiglia, che oggi qui lo saluta». La sera precedente, come è consuetudine, c’è stata la recita del rosario, in basilica: un momento per stringersi ai famigliari, ai parenti, per esprimere il cordoglio di una comunità. Fra le divise colorate, i maglioni tradizionali degli uomini e donne della montagna, in chiesa, ce n’erano alcuni con il distintivo d’oro degli Scoiattoli, che viene consegnato a chi appartiene al sodalizio da cinquant’anni. 

IL DISTINTIVO
Ce l’aveva anche Franz, gli era stato consegnato nel 2018. Quando è stato preparato, per questa sua ultima ascesa, è stato vestito con quel maglione rosso, simbolo di una vita intera trascorsa a salire, a conquistare pareti e cime, in Italia e nel mondo, fino in Africa, in Sud e Nord America, in Nuova Zelanda. Incontrandosi, sul sagrato della chiesa, prima delle esequie, i suoi amici, i compagni, ma anche i giovani, che lo hanno conosciuto solamente nei racconti, si scambiavano impressioni sulle sue imprese. Ricordando, con un sorriso, quella forse più originale: la salita del Pan di Zucchero, che sovrasta Rio de Janeiro, nel 1975, in Brasile. Dal centro di Cortina, in corteo, verso il camposanto, si vedeva il Sorapis, dove Dallago realizzò una delle sue salite più singolari, la prima sulla Saetta, un pinnacolo aereo, così fragile, che crollò con il terremoto del Friuli 1976, così che non si poté più ripetere quella scalata, che egli volle raccontare in un libricino. Uscendo dalla chiesa, il coro parrocchiale lo ha accompagnato con le note e le parole di “Signore delle cime”, di Bepi De Marzi, con la preghiera di lasciarlo andare, ora, per le montagne del paradiso. 
 

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