Anche il Libano del Sud, al confine di Israele, è stato scavato, anche lì sono tati trovati chilometri di tunnel utilizzati dai miliziani di Hezbollah, esattamente come nella Striscia di Gaza dove Hamas ha realizzato negli anni un monumentale reticolato sotterraneo lungo più di 700 chilometri con ascensori e bunker profondi fino a 80 metri.
Zehavi nel suo resoconto dettagliatissimo che non fa sconti a nessuno ha parlato anche della presenza di 10 mila soldati dell'Onu nel Sud del Libano, fino al fiume Litani. «Ma questo non ha significato nulla, nel senso che è stato inefficace. Gli stessi soldati Onu sono stati attaccati, sono stati bruciati dei loro veicoli e di fatto non hanno potuto portare a termine la loro missione di interposizione e di protezione. Ora il tema centrale è come disarmare Hezbollah nel confine settentrionale». In tutto questo «anche l'esercito libanese non si è mosso».
«Gli israeliani che vivono qui a Nord sentono di non avere prospettive, I razzi, anche ora mentre parliamo, vengono lanciati. E la minaccia è l'invasione dei terroristi nelle nostre case come è accaduto nei kibbuz vicino a Gaza, il 7 ottobre». L'analista che ha pubblicato diverse opere mette in evidenza il divario di culture. Hezbollah e Hamas sono portatori di una ideologia di morte, non hanno alcuna intenzione di avere uno Stato israeliano, vogliono cancellare gli ebrei e i valori occidentali. «Le questioni sono collegate». A suo parere “Hezbollah non è interessato alla guerra totale al meno per ora, e per conto della causa palestinese, tuttavia è disposto a correre il rischio”.
Esiste concretamente il rischio di un pogrom nel Nord di Israele come quello del 7 ottobre? «Direi di si. Si tratta di militari addestrati ed esperti, sono migliaia. Non conosciamo il numero esatto, certamente migliaia. Sì, possono benissimo entrare in Israele, possono invadere e possono mascherarsi. E noi siamo molto preoccupati di questo scenario. Ma una cosa come quella del 7 ottobre non può ripetersi. Non succederà. Non lo permetteremo. Altrimenti la nostra gente non tornerà più alle proprie case sotto questo tipo di minaccia».
Che affinità vi sono tra Hezbollah e Hamas? «Non sono affatto cambiati, credono nelle stesse cose e sono molto chiari. Credono nella cultura dell'odio e della morte. Sono fedeli all'Iran. Gridano alla morte di Israele apertamente, così come gridano morte all'America. Stanno educando i loro figli all'odio. Temono la presenza e i valori occidentali in Medio Oriente. Temono il processo di normalizzazione che si stava avviando tra Israele e Arabia Saudita, avevano bisogno di fermarlo e anche in fretta. Che sia qualcosa di esteso non ci vuole un genio per capirlo, basti osservare che il Libano e Gaza sono solo degli esempi, poi c'è anche la Cisgiordania infettata e pure la Siria e l'Iraq dove ci sono miliziani che ricevono addestramento, ideologia e munizioni dall'Iran. Questa non è una guerra tra Israele e Hamas. Non lo è mai stata, è un altro tipo di guerra. Metterla nel contesto palestinese è solo un fraintendimento della realtà. Quello che stiamo affrontando ora non è un conflitto nazionale. Si tratta di un conflitto religioso. Si tratta del coinvolgimento dell'Iran in Medio Oriente».
Ci può parlare dei tunnel nel sud del Libano, esistono davvero? «Ci sono cinque tipi di tunnel. Il terreno è molto diverso da Gaza, là non c'è sabbia. Il tunnel per il passaggio della frontiera è già stato trovato».