Putin muove le sue pedine dei servizi segreti per appropriarsi delle spoglie di Wagner dopo la morte misteriosa di Prigozhin in aereo.
UN TASSELLO
Ma Surovikin non basta a blindare il controllo putiniano sulla galassia Wagner. A San Pietroburgo, infatti, è stato aperto il testamento del gran capo, e a sorpresa i beni sono andati al figlio Pavel, mentre le figlie avrebbero ricevuto soltanto immobili e oggetti. Niente di strategico per il futuro dell’azienda. Pavel, da parte sua, è incastonato in una rete di interessi poco chiari. Putin potrebbe compiere una specie di capolavoro diplomatico se riuscisse a mettere le mani sull’impero senza rompere con la tribù wagnerita.
Comandanti e capi del gruppo confidano al Wall Street Journal, in un ampio e articolato reportage sulla lotta di potere dopo la scomparsa di Prigozhin, che il Cremlino deve vincere la resistenza dello zoccolo duro di seguaci del fondatore che formano un vero e proprio clan, un’ideologia, se non una “religione”, non semplicemente una holding economica e militare.
Sullo sfondo, proseguono le indagini sulla catastrofe dell’aereo che portava Prigozhin e i suoi numero 2 e 3, Utkin e Chekalov, da Mosca a San Pietroburgo.
PUNTI DI VISTA
Il braccio di ferro, qui, sembra essere addirittura tra le famiglie e Wagner da un lato (la compagnia aerea ha già risarcito i familiari, a riprova che crede nella correttezza dei piloti e nell’integrità dell’Embraer, uno degli aerei più sicuri al mondo), dall’altro i servizi segreti, l’Fsb, che di fatto ha preso in mano l’inchiesta e espropriato completamente gli organismi della sicurezza aerea, nazionali e internazionali, e starebbe lavorando proprio a inventare l’ipotesi del guasto o di un errore umano. Ovvio, per allontanare i sospetti del coinvolgimento dei servizi stessi nell’abbattimento dell’aereo tramite una bomba a bordo (i primi giorni era anche emerso dove: nella cambusa).
Infine, sempre il Wsj ha ricostruito i movimenti del viceministro della Difesa russo, Yunus-bek Yevkurov, dalla Siria al Nord Africa e i suoi incontri con tutti i leader dei Paesi in cui è attivo Wagner: dalla Repubblica Centrafricana al Mali, dal Burkina Faso alla Libia. Una sua personale rivalsa postuma su Prigozhin, che il giorno dell’ammutinamento e della marcia su Mosca lo aveva preso in ostaggio nel sud della Russia. Ed è significativo che al suo fianco appaia sempre il generale Andrei V. Averyanov, uno dei più importanti dirigenti dello spionaggio russo, noto per aver guidato le unità di élite dei servizi nelle rivolte politiche, nel sabotaggio e negli assassinii mirati all’estero. A lui fa capo il servizio segreto militare con le sue ramificazioni paramilitari, un intricato puzzle di sigle che si candidano a ereditare i contratti Wagner in Africa. In pratica, il servizio segreto del ministero degli Esteri (Svr) si aggiudicherebbe le operazioni svolte da Wagner finora nel campo delle interferenze elettorali, delle fake e dei cyber-attacchi mentre il Gru, ossia il servizio segreto militare, assumerebbe il comando delle truppe mercenarie di Prigozhin e Utkin. Magari al comando di Surovikin, e con l’avallo del figlio ed erede di Prigozhin, Pavel.