Una riflessione, senza retorica e senza propaganda, sul 25 Aprile

Giovedì 25 Aprile 2024

Egregio direttore,
vorrei sommessamente far notare che chi aderiva, lodava o addirittura guidava il fascismo, è morto e sepolto e di costoro rimane la polvere dentro un loculo. L'attenzione democratica va naturalmente tenuta sempre alta, ma pur sempre di polvere si tratta. Chi invece definiva le Br ed il terrorismo di sinistra "compagni che sbagliano", è vivo e vegeto, insegna nelle università, scrive sui giornali e, forse, qualcuno siede anche in Parlamento. La costituzione della Repubblica è fondata sull'antifascismo ma anche sulla democrazia e sul ripudio della violenza come metodo di confronto. Mi sembra che ancor oggi questo non sia un concetto unanimemente condiviso, preferendo fare del 25 aprile una ricorrenza prettamente politica e partitica, non credo che nelle intenzioni dei padri costituenti fosse questa la corretta visione. Comunque viva il 25 aprile (quello vero).

Claudio Granziera
Susegana (Tv)


Caro lettore,
l'antifascismo è un valore, anzi è uno dei valori fondanti della nostra democrazia.

Ed è evidente, come lei afferma, che non può essere disgiunto dal rifiuto radicale della violenza come arma di confronto politico democratico. Purtroppo però l'uso spesso strumentale e distorto che è stato fatto dell'antifascismo, ne ha sminuito e alterato, da molti punti di vista, il senso e il significato storico e politico. In questi giorni, in vista del 25 aprile e della festa della Liberazione, sono stati versati fiumi di parole, spesso di scarsa o nessuna utilità, su questo tema. Non intendo aggiungerne altre. Voglio però proporre una breve riflessione che, senza far concessioni a nessuna retorica, sintetizza, con efficacia, molti degli errori, delle contraddizioni e anche delle manipolazioni che sono stati consumati intono a questo fondamentale passaggio della nostra storia. Eccola: «La verità è che in Italia il 25 aprile, il significato della Seconda Guerra Mondiale e di come siamo usciti, il senso della Resistenza non sono mai stati metabolizzati seriamente. E il tema del fascismo e dell'antifascismo sono stati ridotti spesso a pura propaganda da una parte politica e dall'altra. Da una parte, si usa il tema generale dell'antifascismo senza declinarlo analiticamente in nessun modo, ma solo per tentare di indebolire un governo di destra, facendo leva molto strumentalmente sulla storia politica di parecchi suoi esponenti. Dall'altra parte, anziché affrontare le ragioni della propria storia culturale e politica, si tenta di oscurarla o di negarne l'evidenza». Sono parole di Massimo Cacciari.

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