Il caso Ilaria Salis: orribili quelle catene ma è sbagliato buttarla in politica, i diritti vanno sempre difesi

Giovedì 1 Febbraio 2024

Caro direttore,
le immagini di Ilaria Salis con le catene ai piedi hanno scatenato un putiferio. Non entro nel merito dei reati di cui è accusata, ma sembra che abbia partecipato ad un aggressione contro dei manifestanti politici ungheresi di estrema destra. Già il fatto che una maestra italiana di 39 anni parta dall'Italia per andare in Ungheria, ad opporsi ad una manifestazione ungherese a me fa un po' specie. Perché una maestra italiana si reca in un paese non certo tollerante come il nostro? Con tutto il rispetto, ma è così importante per la sua vita esporsi a dei rischi non indifferenti andando a manifestare in quel paese? Rammento che negli Usa non è infrequente vedere imputati, anche italiani, in catene durante le udienze. Sento odor di strumentalizzazione politica, altro che indignazione per la "povera" Ilaria.
L. G.
Mestre

Caro lettore,
nel caso di Ilaria Salis mi pare che si riproponga l'attitudine, molto italiana, a buttarla in politica e ad emettere giudizi sulla base di sensazioni o di "sembra".

Stiamo ai fatti e agli aspetti di questa vicenda che sono chiari o, almeno, dovrebbero esserlo. Ilaria Salis, una maestra italiana di 39 anni, è accusata per avere partecipato in Ungheria all'aggressione di tre manifestanti politici di estrema destra che, nello scontro, hanno rimediato ferite guaribili in 5-8 giorni. Per questa ragione Salis, che si è sempre dichiarata innocente e non è stata denunciata da nessuno, è in carcere già da un anno in attesa di giudizio, cioè di essere processata. Al processo, iniziato nei giorni scorsi, è stata condotta ed "esposta" in aula legata con una catena e ammanetta a mani e piedi. Domanda: è tollerabile tutto questo? No. È evidente che, dall'abnorme carcerazione preventiva all'incatenamento in tribunale, siamo di fronte alle violazione di principi di civiltà basilari. Diritti che però vanno difesi sempre, non secondo le convenienze politiche, ed ovunque: nell'Ungheria di Orban come in ogni altro Paese. Se siamo d'accordo su questo, poi possiamo discutere del resto. Perché c'è chi difende a spada tratta Ilaria Salis e pensa che abbia fatto bene ad andare in Ungheria a manifestare e pure a picchiare i nazifascisti. E chi invece la critica duramente e ritiene che, anche per il suo ruolo di insegnante, avrebbe fatto meglio a restarsene in Italia, evitando di partecipare a cortei politici estremisti e di farsi coinvolgere in scontri violenti. Io credo che ognuno sia responsabile delle proprie scelte. In Italia come all'estero. E se sbaglia, e si dimostra che ha sbagliato, deve pagare. Secondo le leggi e le regole giudiziarie di quel Paese. Ma è giusto pretendere che ciò avvenga nel rispetto dei diritti della persona e che siano sempre garantiti un processo equo e condizioni di detenzione in linea con gli standard europei. Questo vale per Ilaria Salis come per chiunque altro.

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