Oggi, in società complesse come la nostra, non è possibile immaginare cariche elettive così brevi, e neppure sarebbe giusto chiedere agli amministratori pubblici di lavorare gratis poiché, a differenza della Serenissima, non sempre appartengono a famiglie nobili e ricche.
Ma la doverosa garanzia di un equo compenso a chi ricopre incarichi pubblici elettivi si è trasformata, nel corso del tempo, nell'attribuzione di odiosi privilegi, tanto più insostenibili in un periodo di crisi in cui vengono chiesti sacrifici a tutti, comprese le fasce più deboli della popolazione, come i pensionati.
I primi a dover rinunciare alle situazione non giustificate di privilegio dovrebbero essere i più garantiti. E, invece, in questi mesi stiamo assistendo a vergognose resistenze di fronte al tentativo di operare riduzioni - peraltro minime - dei vitalizi.
In un momento in cui si vorrebbe aumentare, per i normali lavoratori, il numero minimo di anni per poter godere di una pensione di pochi euro, come è possibile che la classe politica pretenda di mantenere vitalizi acquisiti dopo una manciata di anni trascorsi in Parlamento o in Consiglio regionale? Peraltro con la possibilità di cumulare più di un vitalizio.
La realtà è sconcertante: paradossalmente non è più il politico a porsi al servizio della collettività, del bene pubblico; incredibilmente la situazione si è capovolta ed è l'interesse pubblico a venire piegato al servizio di coloro che sono stati eletti a rappresentare i cittadini. Una situazione intollerabile.
Ultimo aggiornamento: 17:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA