Ha lasciato il Yongpyong alpine centre tra le lacrime per cercare consolazione tra i familiari, «gli unici che possono starti vicino e aiutarti in questi momenti».
Ultimo aggiornamento: 15:05
© RIPRODUZIONE RISERVATA Manuela Moelgg, 34 anni da San Vigilio di Marebbe, è inconsolabile dopo la gara di slalom gigante dei Giochi Olimpici di Pyeongchang: al comando nella prima manche (con un vantaggio di due decimi sulla Shiffrin e di tre decimi sulla Brignone), ha gettato al vento la possibilità di una medaglia con una serie di errori in fila nella seconda parte di gara. Alla fine è 'solò ottava. Per lei non è una novità, una situazione simile l'aveva vissuta nello slalom speciale dei Mondiali della Val d'Isère del 2009: prima a metà gara, nella seconda manche aveva inforcato a poche porte dal traguardo. In carriera può vantare 14 podi in Coppa del Mondo, sei volte seconda e otto volte terza, ma nessuna vittoria. «Logicamente fa tanto male - spiega il giorno dopo la grande delusione - perchè è una vita che rincorro la medaglia. Non ho sciato bene la seconda manche, è vero, le altre sono state più brave e complimenti a loro. Puntavo tutto sul Gigante, ci ho pensato tanto, alla fine c'era solo rabbia». A tradirla è stata una porta sul dosso, che l'ha portata fuori traiettoria. Nella foga di recuperare ha poi commesso altri piccoli errori tra i pali larghi. Rispetto alla Shiffrin, vincitrice della gara, ha perso quasi un secondo e mezzo in una manche. Tanto è il rispetto e la stima per lei in squadra che le compagne si sono trovate 'in mezzò tra la gioia per la medaglia di bronzo di Federica Brignone e la delusione della Manu. «Ci sono rimasta davvero male - racconta Chiara Costazza - perchè si meritava una medaglia. Seppur felici per il terzo posto di Fede, noi tutte volevamo una medaglia anche per la Manu, per coronare la carriera di una sciatrice che a 34 anni ci mette ancora tanta passione».
